Jin-Roh: Uomini e lupi

Jin-Roh: Uomini e lupi”: l’animazione come favola e protesta

A volte compiamo errori madornali, come sottovalutare un anime. Jin-Roh: Uomini e Lupi vi farà tornare alla mente le stesse considerazioni fatte all’indomani della vostra prima volta con La Tomba delle Lucciole o altri titoli del Sol Levante che avevate preso sotto gamba, restandone tramortiti. Ci sarebbe tanto da dire su questo film, ma i numerosi spunti affiorati dopo la visione diventano un vortice. C’è, ad esempio, Hobbes e il suo «homo homini lupus». È presente un futuro distopico, in cui la Seconda Guerra Mondiale è stata vinta dalla Germania ma le bombe nucleari sono comunque state gettate sul Giappone. E ancora un recupero filologico della favola originale del francese Perrault di Cappuccetto Rosso, con richiami al cannibalismo. Evidente anche lo scontro generazionale tra la disillusione dello sceneggiatore Mamoru Oshii e il giovane regista Hiroyuki Okiura, figlio invece del boom economico. Ci sono una quantità spropositata di metafore e richiami, a partire dai nomi dei protagonisti. C’è, probabilmente, l’ultima grande produzione nipponica analogica in fatto d’animazione. Tutto confluisce e si mescola in Jin-Roh: Uomini e Lupi, uscito nelle sale nel 1999.

Il progetto iniziale

Jin-Roh: Uomini e Lupi sarebbe dovuta essere una serie, ma ben presto si trasformò nel progetto di un lungometraggio. La scelta di Hiroyuki Okiura alla regia porterà a una linea narrativa originale, incentrata su un uomo e una donna, e metaforicamente legata alla fiaba di Cappuccetto Rosso. In un futuro possibile in cui la Germania ha vinto la guerra, il Giappone si sta affacciando al boom economico, mentre i disordini sociali infiammano le strade. A fronteggiarli interviene la polizia speciale DIME, i cui membri indossano armature in tutto e per tutto simili alle uniformi dei soldati nazisti. Kazuki Fuse, il protagonista maschile della storia, esita a uccidere una terrorista, la quale si fa saltare in aria pur di non arrendersi. Sottoposto a procedimento disciplinare, si troverà al centro di un intrigo politico. Ben presto dovrà capire se cedere al suo lato bestiale o a quello più umano.

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L’ultimo grande colossal analogico

Jin-Roh: Uomini e Lupi si caratterizza per la cura quasi maniacale dei dettagli, resa ancor più sorprendente dal fatto d’essere stato prodotto con tecniche d’animazione analogiche, vecchia maniera. Specialmente nelle sequenze più ricche di elementi, come nelle affollate strade di Tokyo, sarà possibile riconoscere lo studio sui volti e sull’abbigliamento di ogni figurante lontano dalla scena principale. Il tono drammatico del film è sottolineato dalla scelta cromatica, tutta incentrata su tinte smunte, quasi corrotte e marcite. Allo stesso modo, le musiche concorrono a creare la giusta atmosfera. Jin-Roh: Uomini e Lupi rientra nei classici e non può essere perso da chi ama la produzione nipponica più adulta e significativa.

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