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Ansia, ne parliamo con la Dott.ssa Aviani

I disturbi d’ansia sono uno tra i motivi più frequenti per cui le persone chiedono aiuto ad uno psicologo psicoterapeuta.

È importante non “patologizzare” tutto ciò che avvertiamo, pur tenendolo in considerazione per poter imparare a conoscerlo e a renderlo “funzionale” nella nostra vita.
L’ansia è un’emozione che tutti noi esseri umani proviamo, ma troppo spesso avvertiamo forti difficoltà nel renderla funzionale o nel cercare di gestirla. Preferisco sempre parlare di “funzionale” e “disfunzionale” in quanto “bene” e “male”, o “giusto” e “sbagliato”, fanno riferimento a un contesto socio-culturale specifico e non universale.
Quindi, perché non iniziare proprio da questo?
Quando percepiamo una forte ansia, generalmente possono essere due le situazioni più comuni che ci capitano: rimanere bloccati o, al contrario fuggire. Questa apparentemente semplice situazione ha basi radicate nei nostri “meccanismi primordiali” di attacco-fuga che utilizziamo implicitamente per difenderci dal pericolo, sin dall’inizio dei tempi. Ovviamente tutto ciò è presente e raffigurabile in alcune zone del nostro cervello “addette al lavoro”. Siamo così d’accordo che quando l’ansia percepita è “troppa” o “troppo intensa” può creare problemi.
Ma avevi mai pensato che anche quando è “troppo poca” o percepita in modo estremamente scarso, può allo stesso modo creare problemi? Prendiamo un esempio comune di uno studente che deve sostenere un esame: egli avrà inevitabilmente ansia a causa della prestazione da svolgere. Quindi, a grandi linee, se egli ne percepirà troppa, presumibilmente accadrà che non sosterrà l’esame o si bloccherà; se ne percepirà troppo poca, potrà accadere che comunque l’esame non lo supererà magari per una scarsa preparazione o per un ritardo nelle consegne. Questo vuole essere un esempio immediato e parziale delle infinite vie che possiamo “far prendere” alla nostra ansia.
Quella che vediamo come una “bestia nera” posizionata a livello immaginario sul torace, sullo stomaco o su un preciso punto del nostro corpo (anche qui ci sarebbe da approfondire il “perché” di “quel preciso punto” del tutto personale), è anch’essa una delle nostre emozioni, e, in quanto tale, è necessario che venga accolta e riconosciuta come le altre, quale parte di noi… quale già è!
Ma come fare? Un buon modo è sicuramente imparare a conoscerla, chiedendoti magari quando la avverti, prima o dopo quale situazione, come si manifesta, riconoscerla e poi man mano creare nuove strategie per imparare ad accoglierla e a gestirla, quando necessario.
L’ansia, come le altre emozioni, è dotata di una “carica” che tendiamo a “scaricare” nei modi più diversi e personali che crediamo migliori per noi, che però risultano essere “disfunzionali” per la nostra quotidianità e/o per la nostra salute.
Parlare quindi di “disturbo d’ansia” (parlando sempre a grandi linee) è ciò che risulta essere invalidante per la propria quotidianità, in modo più o meno “pesante”. Parlarne con uno psicologo, in termini di prevenzione, ti può dare in poco tempo gli strumenti per imparare ad affrontarla, ed in primis a riconoscerla oltre che a conoscerla semplicemente per ciò che è.”

Negli ultimi 10 anni inoltre, è notevole un netto aumento di disturbi psicologici tra giovani. Basta pensare che, secondo l’Istat, circa il 10% della popolazione giovanile italiana, presenta problemi legati all’ansia e molto spesso la causa viene attribuita ad uno scorretto dei social.

Secondo Lei, vi è una reale correlazione tra l’accrescere dei problemi d’ansia tra giovani e il fenomeno social?

Se si, quale crede sia il modo migliore per fronteggiare questo problema?

“Reputo importante dare sempre il giusto valore alle cose, e a ciò che ci accade; non a caso, preferisco lavorare sulla prevenzione e sull’importanza della “creatività”. Essere creativi nella propria vita permette di sviluppare una capacità critica e di strategie di risoluzione del problema concrete, che permettano di vivere meglio; ma per raggiungere tale obiettivo, ovvero un “benessere psico-fisico a lungo termine” è fondamentale impegnarsi ad affrontare ciò che ci accade e, in generale le “cose”, una per volta e con i giusti tempi, rispettando noi stessi, gli altri ed il contesto.
I social sono una sorta di “amplificatori” di ciò che vogliamo mostrare o nascondere, e credo che ci siano persone in grado di gestirli o trarne maggior profitto diversamente da altre, che invece scelgono di non usarli o che non sono avvezzi a farlo.
Ma ciò che mi preme maggiormente sottolineare è proprio il “ruolo della scelta”, e l’inevitabile conseguenza di prendersi la responsabilità di essa. Quando sentiamo di essere confusi, in crisi, avvertiamo molto spesso una sensazione di “passività” rispetto a ciò che ci accade, una sorta di “fuori controllo”: qui sta accadendo proprio questo, ovvero che non pensiamo alla nostra capacità di scelta, già insita in noi!
Le emozioni sono complesse, ma non estranee: siamo noi che le rendiamo tali per difenderci… Come accade spesso con l’ansia, giusto? Ma da cosa ci stiamo realmente difendendo? Cosa potrebbe accadere se non lo facessimo?
Oggi viviamo in un’epoca fortemente consumistica, dove vogliamo “consumare” anche le nostre emozioni, a nostro piacimento, ma purtroppo ciò non è possibile… o forse per fortuna?”

 

Molto spesso si confonde la “paura sana” con l’ansia patologica, quali sono le principali differenze tra le due manifestazioni?

“Innanzitutto “Paura” e “Ansia” sono emozioni diverse, ma collegate tra loro assieme a tutte le altre! La dimensione del “patologico”, come affermato all’inizio, è relativa a quanto le nostre emozioni, i nostri traumi o ferite passate sono invalidanti nel nostro presente. La richiesta di una consultazione psicologica viene troppo spesso fatta nel momento in cui si avverte di “esplodere” o quando si entra in “profonda crisi” rendendo, spesso, il percorso terapeutico più lungo e articolato, e non di rado anche a causa del fatto che ci abbiamo messo “più tempo” nel costruire “cose/percorsi disfunzionali” nella nostra vita o nella nostra quotidianità.”

 

L’ansia, magari anche protratta nel tempo, può sfociare in stati d’agitazione forte e di panico: come si può fare per evitarlo?

“Mi ricollego a quanto affermato finora relativamente anche al “consumismo emotivo” citato poco fa: oltre ad invitare ad impegnarsi ad “affrontare le cose una per volta”, invito anche ad allenarsi per imparare a tollerare “la frustrazione” per poter vedere più chiaramente ciò che ci accade: troppo spesso ci impegniamo nel “dover raggiungere” a tutti i costi un “soddisfacimento immediato”.
Dunque, anche l’ansia può essere un modo per “scaricare” qualcosa, in particolar modo quella protratta nel tempo, e spesso slegata da un motivo concreto. Essa spesso è “legata” retrospettivamente a un “qualcosa” di passato, o che evitiamo, ad esempio.
Imparare a tollerare in modo funzionale la frustrazione, può quindi prepararci a cercare un benessere non più solo momentaneo, dovuto alla “scarica immediata” dell’emozione, ma ci permette di poter cercare un nuovo tipo di benessere: “a lungo termine”.
Basta pensare al “desiderio”: da dove nasce? Da una mancanza. Una “giusta mancanza” aggiungerei.
Ciò che affermo è troppo generico se paragonato ad ogni singola situazione o necessità, per questo motivo porto l’esempio del “desiderio”. Non soddisfare immediatamente un desiderio ci arreca frustrazione e ci porta nuovamente a ragionare, oltre che a vedere nuove prospettive e nuove possibili strategie.
La frustrazione più essere tollerata anch’essa in modo “funzionale” grazie all’utilizzo consapevole della “scelta” accennato inizialmente, anche se come dicevamo la responsabilità della scelta presa è spesso frustrante.
Queste capacità sono collegate anche alla capacità di essere creativi nel quotidiano; alla motivazione a mettersi in gioco, oltre che alla ricerca di sempre nuovi equilibri tenendo in considerazione se stessi, il contesto e gli altri: bisogna essere flessibili, non rigidi, per poter affrontare le cose in modo funzionale e non spezzarsi.”

Psicologa Clinica
Dott.ssa Silvia Aviani
@psicologa_silvia_aviani
+39 328 846 49 57

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